Il Bonamico, è uno dei vitigni che da più a lungo sono
presenti nelle vigne toscane. Ha molti sinonimi: Giacomino, Uva rosa,
Durace, Ceragia, Canaiolo Roma, Uva di Palaia.
È citato nell’Odeporico o sia itinerario per le Colline Pisane:
«I nomi poi delle Uve più care a quei contadini per fare
il buon Vino sono il Giacomino, la Volpola, il Trebbiano, l’Aleatico
[…]» (Mariti, 1797).
Nel 1925 Marzotto descrive il Bonamico, o Buonamico, come sinonimo di
Giacomino e Durace, vitigno coltivato nelle province di Siena, Pisa e
Ascoli Piceno. «I dati ampelografici» riportati, scrive l’autore,
«ci furono forniti da un proprietario viticultore di Terricciuola
(Pisa)» .
E il vino prodotto viene definito di scarso valore, di 2ª qualità.
Il De Astis, descrivendo il vitigno nel 1935, ne indica tre sinonimi:
Tinto, nel Pistoiese, e Uva rosa o Durace, nel Fiorentino. E confermando
il giudizio del Prof. Racah elenca due principali pregi: il germogliamento
tardivo e l’abbondante produzione. De Astis aggiunge poi che si
tratta di un vitigno rustico e che per questo gode delle simpatie dei
viticoltori, mentre i tecnici non gradiscono molto la serbevolezza del
suo vino. Esclude infine l’ipotesi di un suo utilizzo per «zone
pregiate a vini fini, specie se destinati all’invecchiamento, ma
per vini da pasto comune, a gradazione legale, non crediamo sia disprezzabile
dato il suo costante e ottimo rendimento. Prima dunque di condannarlo
all’ostracismo andrebbe meglio studiato».
Il Bonamico fece parte del progetto di riordinamento ampelografico toscano
degli anni sessanta e nell’occasione venne anche inserito, nell’ambito
della provincia di Pisa, tra i cinque vitigni cosiddetti “complementari”
da affiancare a quattro “fondamentali” che erano Sangiovese,
Canaiolo, Ciliegiolo e Syrah (Breviglieri e Casini, 1964).
La sua presenza in Maremma è sporadica ma lo si ritrova quasi sempre
nei vecchi vigneti, talvolta con il nome Nero Francese.
Recenti studi genetici hanno messo a confronto 10 viti selvatiche toscane
con 29 cultivar toscane. La varietà che si avvicina di più
alle viti selvatiche, in particolare alle tre reperite in Maremma è
proprio il Bonamico, molto più di Sangiovese, Canaiolo, Colorino,
Aleatico, etc.. Un' ulteriore conferma della sua antichissima origine,
probabilmente legata proprio alla Maremma.
Foglia grande, orbicolare, bollosa, molto irregolare, seno peziolare a
bordi sovrapposti, pagina inferiore cotonosa.
Grappolo grande, troncoconico o cilindrico allungato, alato. Leggermente
compatto, acini grandi, neri, pruinosi, buccia spessa.
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