Il Ciliegiolo è senz’altro il vitigno a bacca nera che più
rappresenta la viticoltura maremmana. Dalla vigne di Alberese, passando
da Scansano fino ad arrivare a Manciano e Pitigliano questo vitigno ha
sempre accompagnato il Sangiovese, dato confermato anche dal loro stretto
rapporto di parentela (il Ciliegiolo è infatti un discendente diretto
del Sangiovese, ovvero un figlio). Questa recente scoperta ha fatto luce
anche sulla presunta origine spagnola di questo vitigno, che la leggenda
voleva portato nella sacca di un pellegrino di ritorno da Santiago di
Compostela a metà Ottocento.
In realtà si tratta di un vitigno le cui tracce devono essere cercate
proprio in Toscana. Nelle vigne più vecchie di Montalcino, Montepulciano
e anche del Chianti Classico le piante di Ciliegiolo sono sempre state
mescolate a quelle di Sangiovese per donare morbidezza a quei i vini spesso
troppo duri e acidi. Spesso il Ciliegiolo è stato proprio confuso
con lo stesso Sangiovese, tanto che uno dei suoi sinonimi è Brunellone,
per distinguerlo dal Brunello, come veniva e viene tutt'ora chiamato in
molte zone toscane il Sangiovese.
Soderini nel 1600 cita una varietà di “Cirigiuolo dolce”,
un vitigno dai “grappoli lunghi e radi, il granello grosso, e più
peloso di altre sorte di uve, che sieno, il sapor suo è dolce,
e odorifero, e così rende il vino, fa bene in paese, e terre calde”.
La sua coltivazione si estende anche in Umbria e in Lazio, fino ad arrivare
in Campania dove l’Aglianicone non sarebbe altro che un biotipo
di Ciliegiolo sporadicamente diffuso su tutto il territorio. Qualche vino
in purezza di Ciliegiolo si trova anche in Liguria.
Foglia pentagonale, grande, verde scuro, lucida. Seno peziolare a U aperto,
denti stretti, pagina inferiore molto tomentosa.
Grappolo grande, cilindrico-conico, piuttosto compatto, acino grande
rotondo, nero violaceo, molto pruinoso. |
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